Sentirsi vecchi come il tempo e giovani come il domani. Ovvero aver visto il futuro l'altro ieri e il presente oggi. Ovvero essere i Casino Royale, una band che se non ci fosse bisognerebbe inventarla, gente troppo legata a Milano per trasferirsi a Bristol e troppo internazionale per vendere dischi in Italia. Gente che alla fine ha scelto di stare sul Pianeta Royale.
Cinque anni dopo "Reale" arriva "Io e la Mia Ombra", un album sulla "Solitudine di Massa", così come esplicitato nella traccia di apertura, frammenti di oscurità a tinte soul che improvvisamente lasciano spazio all'uptempo solare della title-track, tipo luce in fondo al tunnel. "Io e la Mia Ombra" è il pezzo che sintetizza in pochi minuti 20 e passa anni di Royale: levare clashiano, ritornello pop, sonorità elettroniche, eco dub e un piano che porta dentro l'anima rocksteady dei The Uniques. "Ogni Uomo una Radio" (e c'è più vena poetica in questo titolo o in una frase come "Vorrei conoscere lo stato d'animo di tutto il pianeta" che in un'antologia di poesie) è il singolo che avrebbero dovuto fare negli anni Novanta, rock elettronico che ti legge dentro. Lo pseudo synth pop ammiccante al funk proveniente da un'altra galassia di "Senza il Tempo" fa capire che di tempo in realtà ce n'è ancora, anche se la rabbia dei ventenni è finita da un pezzo e l'eredità sulle spalle rischia di spezzare la schiena in due.
Ma i Casino Royale mica si spezzano. E nemmeno si piegano. Al massimo si evolvono e continuano a fare musica, perché la verità è che proprio non ne possono fare a meno, e con "Stanco Ancora No" le dedicano la loro splendida e disillusa dichiarazione d'amore, un po' come un "Ti amo" sussurrato a una puttana.
Nostalgici? A essere onesti, la vera nostalgia sta più che altro nel cuore e nelle orecchie di chi i Casino li ha conosciuti quando il corpo di Laura Palmer era ancora caldo. Riguardo al sound dei Royale si può parlare tutt'al più di resistenza o romanticismo, giusto per sottolineare quell'attitudine nobile e quel modo di approcciarsi in maniera fiera e personale alla musica. Un atteggiamento per pochi, che alla fine porta a rimanere soli con la propria ombra, senza Giuliano Palma, senza Tim Holmes e senza Howie B, a fare tutto per conto proprio e a dimostrare, ancora una volta, di saperlo fare bene.
Che poi, cos'è che fanno alla fine 'sti Casino Royale? Rock'n'bass? Dub hip? Mutant disco? Digital reggae? Nel 2011, possiamo dirlo, fanno semplicemente musica bella. Con cuore e anima, stile ed eleganza. E oggi sono un po' più datati, consapevoli, adulti. Ma stanchi mai.
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La recensione Io e la mia ombra di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-07-05 00:00:00
COMMENTI (1)
io e la mia ombra è un grande pezzo!
f.