Una tensione emotiva che si staglia lungo pezzi intrecciati a formare un'ideale colonna sonora per un film ancora mai girato. Le buone intuizioni sono disseminate ovunque in questo esordio sulla lunga distanza di Thony, chanteuse affascinante dalla voce scura e mantrica che ci cattura come una sirena tra la maree tumultuose dei suoi abissi interiori. Raffinata e ambiziosa, sorprende con un album maturo e corposo dove soul, rock, folk si fondono con classe, in una materia sonora che è flessuosa e robusta, con bagliori improvvisi che svelano una bellezza inusitata. Una poetica dal dono personale tra cupezze e serenate malinconiche. Sono trasposizioni di flussi di coscienza, di una confessione a cuore aperto. I suoi gorgheggi sono lievi, ma penetranti, più vellutati delle corde di Cat Power, in affinità elettiva con i chiaroscuri neri e il canto notturno di Joan As a Police Woman. Perentori ma necessari accostamenti questi, per entrare e non in punta di piedi nel mondo musicale di una strumentista intensa e magnetica, che ti porta con la sua musica a visitare l'epicità dell'esistenza confezionata in formato domestico, privato, intimo.
La chitarra sinuosa si accompagna all'incedere ipnotico del ritmo; l'irruzione del tuono nel valzer funereo, c'è la fuga per scampare da un'imprescindibile tempesta e anche un senso di familiarità, di rifugio, di intimo tepore nel distillato di quest'opera .
Quando la forma impeccabile si coniuga con l'intensità interpretativa, l'ispirazione è degna delle migliori cantautrici in circolazione in terra americana. Strappa ad unghiate il cuore delle sue canzoni in un emotivo crescendo finale che lascia senza fiato.
Datele tempo per germogliare, i risultati potrebbero essere sorprendenti.
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