In questo disco sembra esserci una sensazione di malinconia post-temporale estivo, che aleggia costante tra gli arpeggi di chitarra e il cantato delicato che ricorda gli Amor Fou e molti pezzi dei Perturbazione. E' un gioco delicato, un meccanismo da carillon in cui la chitarra e il basso si fanno eco e le doppie voci si intrecciano a rendere il cantato più corposo. I testi contribuiscono al quadro, a volte diventano ermetici, fino ad esser formati da una frase sola ("Il Geco è fuori"), a volte sembrano raccontare storie malinconiche. I Mordecai non parla cercano di mettersi in fila insieme a gruppi come Marlene Kuntz, che hanno fatto dei loro testi ricercati e dalla cadenza intellettuale un marchio di fabbrica. E trovano anche il tempo per un po' di cattiveria e ironia, ("Ti abbraccio amico mio, sono così contento che ti vada male"), tra riferimenti letterari a "La caduta della casa degli Usher" e scivoloni prevedibili come gli accenni a "gruppi fichi che sfasciano qualche chitarra".
La sensazione di malinconia post-temporale estivo non se ne va mai, e questo sta a voler dire che il disco è coerente ma forse, data la sostanziale omogeneità delle tracce, un po' ripetitivo. I Mordecai non parla riescono per ora ad evocare stagioni che stanno finendo o che stanno per cominciare, ma manca loro il coraggio di osare e saper dipingere una stagione più piena e vera. Certamente c'è dell'ottimo materiale e, in canzoni come "Dolcevita", "Canzone Arancione" e "Ligeia", prospettive per migliorarsi ed esprimere il tutto in live molto intensi e toccanti.
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La recensione Ligeia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-07-26 00:00:00
COMMENTI (2)
decisamente,suono scarno,tappeti sonori apprezzabili e tante suggestioni ...come i suoni di r.wyatt in questo pop astratto e fuori dalle fm....ottime risorse
ottimo album!
molto meglio di tanti altri "artisti" italiani.