Giorgio Tuma
In The Morning We'll Meet 2011 -

In The Morning We'll Meet

A parlare di Giorgio Tuma, si finisce sempre per evocare atmosfere da mondi lontani e avventure fantastiche, quasi i suoi dischi fossero libri di fiabe. E in effetti, anche ascoltando il nuovo "In the Morning We'll Meet", la prima cosa che affiora alla memoria sono le meravigliose colonne sonore dei cartoni Disney di qualche trentennio fa: orchestrazioni magistrali, fiati leggeri come nuvole, composizioni studiate e ristudiate per immergere l'ascoltatore in una realtà straordinaria e nel modo più semplice possibile. Quello di Tuma del resto è un pop limpidissimo, che sfarfalla riflessi d'ombra come una tenda leggera nel primo pomeriggio. Glockenspiel che stilla, tastiere che tessono ricami di luce, la voce di Matilde De Rubertis che si mescola a quella di Giorgio in un soffio morbido: tutto fa pensare alle sfumature e alla lentezza delle mezze stagioni, quando ci si accorge sotto la pelle che qualcosa è appena cominciato, o appena finito.

A tratti le composizioni ricordano il genio di Momus, che appendeva la vocina di Kahimi Karie su per un filo sopra un oceano di ammiccamenti, o ancora a volte si ha l'impressione di essere davanti a qualche collanina rubata dal cassetto di Devendra Banhart, come in "Eyes full of bitterness"; del resto anche sull'inglese Guardian si sono accorti che a Lecce c'era qualcosa che splendeva più del sole sulle case bianche, che "è difficile non amare qualcosa di così delicato".

In un luccichio corale di occhi e note, ecco che infine Giogio Tuma ci lascia cadere e scivolare in uno stato di rilassatezza estrema e suadente pigrizia, come se tutte le preoccupazioni fossero ormai lontane. A tutto il resto, ci si penserà domani mattina.

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