Canzoni come mantra melodici. L'attitudine è quella giusta, l'esperienza pluriennale c'è e si sente, la freschezza dell'invenzione armonica è un valore inestimabile da non passare sotto silenzio. La delicata ispirazione di Alberto Arcangeli trova finalmente riparo, dopo una trepidante attesa, in una nuova creatura musicale, vivida e compiuta, dal raro equilibrio fra ricordo, confessione e narrazione romantica.
Nella più libera delle diffusioni possibili arriva "Pop Down The Rabbit Hole": ovvero come tradurre senza mezzi termini in canzoni la bellezza della musica, rigenerata da una produzione all'altezza delle aspettative. Dolci, leggeri come un tramonto che pacifica i sensi, i brani di questo disco suonano come uno se li immagina, sospesi in una bolla di sapone temporale, fra rintocchi notturni di piano e aperture beatlesiane. C'è un flusso confidenziale, un'estetica musicale di ottimo gusto, capace di passare indenne lungo i vortici del tempo e le architetture della moda. Cambiano di brano in brano le sfumature, ma non il sentiero maestro, che rimane un ineccepibile power pop, venato di paesaggi sonori psichedelici ed estatici e favolose malinconie.
Che non si dica che questo non è un bel disco: per la cura certosina dei suoni, gli arrangiamenti di millimetrica precisione, per una sezione ritmica che al bisogno prende le redini. Pura è la celebrazione della voce nella sua emozionale nudità: una timbrica cristallina e convincente che insieme ad una indubbia capacità autorale guida continuamente le danze. Non c'è un pezzo che si lascia preferire, perché non ve ne è uno che sia mal costruito, nessun elemento del disco è di troppo o fuori luogo. Il risultato è che si rimane impigliati nello scorrere dei minuti di questo album come nel mezzo di una palude romanzesca: apparentemente placida, in realtà cromaticamente favolosa e piena di sorprese.
L'ambizione in questo lavoro è decisamente proporzionale alla resa. Sono brani, questi, che scorrono come acqua fresca, Alberto Arcangeli ha da sempre il talento e la stoffa per entrare nel firmamento musicale italiano e non solo; e questo è il disco giusto per rendersene definitivamente conto.
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La recensione Pop Down The Rabbit Hole di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-09-05 00:00:00
COMMENTI (10)
PRIMASCELTA! PRIMASCELTA!!
Le tue copertine "futuriste" sono davvero molto belle.
Prendo come spunto questa bellissima recensione, e i precedenti commenti, per citare e ringraziare chi ha collaborato a questo album (altrimenti gli avrei semplicemente scaricato le colpe), e cioé:
Yani Martinelli, che con la sua voce e le sue idee (in collegamento da Madrid) mi ha risolto "hard games" e "winter leaves".
Paolino Tomatis, voce e chitarra acustica in "border of nowhere" e insostituibile consigliere per tutta la lavorazione dell'album.
Giuseppe Minaudo, per la batteria in "border of nowhere" e per avermela lasciata nello studio, così ci ho registrato pure tutte le altre.
Tony Lawson, per aver rivisto le bozze dei testi, commentando immancabilmente "questa é una licenza poetica, vero?".
Marcello Branca, per gli shaker alla calabrese su "nothing compares to your eyes".
Signori, che disco, che meraviglia.
Troppo belle perchè si possa smettere di ascoltarle!Proprio un bel disco!!![:
c'è proprio piaciuto questo disco!!! se volete leggere come ce lo ha spiegato Alberto, qui ci sono le sue parole: indiepatici.blogspot.com/20…
Ascoltato il cd, siamo rimasti nuovamente senza fiato! Complimenti!Z.Anna, Mari & co.
Scaricato adesso, mi ci tuffo dentro! Ciao e a presto.
Francesco
Un altro Capolavoro dopo l'album DreamSongs!!!:)
Un passaggio musicale tra il Pop,il Country,Love e Rock.
LOVELY! Da ascoltare e ri-ascoltare in macchina a tutto volume...on the way to Mars! [: