Sgombriamo subito il campo dai dubbi: stimiamo il percorso artistico di Umberto Palazzo, soprattutto all'epoca dei suoi (capo)lavori pubblicati del CPI. Fummo molto critici, invece, quando si trattò di recensire le due ultime fatiche discografiche, per le quali calza ancora a pennello l'osservazione di Matteo Remitti: "Non basta un logo che regge bene al passare degli anni". Oggi è invece arrivato il momento, anche per Umberto Palazzo di un tributo in suo onore. Non sappiamo dirvi se siano maturi i tempi, ma queste 16 tracce che pescano soprattutto dalle prime due opere (il disco maggiormente rappresentato é "'Sei Na Ru Mo'No Wa Na 'I") quasi mai centrano l'obiettivo.
Non ce ne vogliano i nomi coinvolti e i curatori, ma non basta attingere a un repertorio che la maggior parte dei 30enni che frequentano questo sito conosce praticamente a memoria per realizzare un prodotto artisticamente valido. É infatti impresa ardua scegliere quella mezza dozzina di brani degni di citazione; così come è altrettanto difficile individuare gli episodi peggiori, essendo la media decisamente al di sotto della sufficienza. Si prenda la versione di "Cuore di puttana" a firma degli Zippo: partendo da un (buon) incipit in chiave noise, il brano evolve verso un volgare (e abbastanza scontato) arrangiamento metal, deragliando completamente poi nel finale. Anche Ilenia Volpe, alle prese con "Fiction" perde completamente la bussola, sia dal punto di vista dell'arrangiamento che dell'intepretazione vocale. Stessa sensazione quando Simona Gretchen & La mela e Newton provano a cimentarsi con "Junkie", canzone che in questa versione perde tutto il fascino dell'originale.
Tying Tiffany, invece, ci sorprende positivamente: se da lei ci saremmo infatti aspettati un'interpretazione più spinta di "È aria", stavolta cambia completamente rotta e punta su soluzioni eteree (viene da pensare agli Ustmamò), lasciando comunque filtrare quello spleen tipico del Santo Niente. Ancora meglio fanno gli Spiral 69 quando si tratta di rileggere "Elvira" scurendola ulteriormente, mentre i Nevica su Quattropuntozero svolgono bene il loro compito solo a metà: reinterpretano "Elettricità" mettendo all'inizio l'accento su elementi new-wave (quasi industrial), ma arrivati a metà pezzo tirano il freno (perché?) e si trasformano in qualcosa che ricorda molto da vicino i Madreblu. Menzione speciale, infine, per i Lilies on Mars, ai quali viene affidata la rilettura de "Il posto delle cose da non trovare", che reinterpretano egregiamente, e per Kitsch insieme a Micol Martinez, duetto estemporaneo che trova l'intesa perfetta con "Divora", l'unico episodio del lotto in cui a nostro giudizio si supera l'originale.
Nota a margine: continuiamo a non capire come mai siano rimasti fuori brani del calibro di "Pornostar", "Come ombra", "La vita è facile", "Tu non mi dai nulla", "Finalmente sterile" e "L'aborigeno"; rispettiamo le scelte, sia chiaro, ma forse optando per altre canzoni, il risultato finale ne avrebbe guadagnato in qualità.
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