Permettetemi questa: "Si chiude dietro di noi il cancelletto della pura fanciullezza – e ci si addentra in un giardino incantato. Persino le ombre vi risplendono promettenti. Ogni svolta del sentiero è piena di seduzioni. E questo non perché sia una terra inesplorata. Si sa bene che tutta l'umanità ha già percorso questa strada. È il fascino dell'esperienza universale dalla quale ognuno si aspetta una sensazione particolare e personale – un po' di noi stessi".
Sarà forse pretestuoso iniziare una recensione degli Shadow Line con la citazione da "The Shadow Line", ma il buon vecchio Joseph Conrad in questo caso si prestava bene. "Ogni svolta del sentiero è piena di seduzioni": gli Shadow Line stanno crescendo e si lasciano sedurre dai cambiamenti. Il più vistoso, naturalmente, è quello linguistico: il secondo album della band romana è tutto in italiano, con conseguente guadagno in termini di ricchezza e sfumature dei testi.
Anche alla seduzione dai cambiamenti "interni" il gruppo non è immune: molti pezzi iniziano con un mood e si concludono dopo aver, anche più volte, mischiato le carte. Non che "sia una terra inesplorata. Si sa bene che tutta l'umanità ha già percorso questa strada", la strada della ricerca di una voce che sia propria e riconoscibile anche se nasce dall'incontro di tante voci ispiratrici. In questo caso si incontrano rock inglese, soprattutto new wave – soprattutto nella sezione ritmica ("La vita sognata"), rock italiano "colto" (la verdeniana "Regole di ingaggio") e anche leggeri tocchi post-rock ("Il limite"). Sì, abbiamo già percorso questa strada, ma in fin dei conti, finché c'è chi riesce a mantenerla liscia, scorrevole e moderna, è ancora piacevole passeggiarci.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.