Non sono molte le realtà rap italiane che incrociano i modelli produttivi tradizionali del genere (mpc, computer) con l'apporto di musicisti in carne ed ossa. Ogni esperimento in questa direzione è pertanto quantomeno degno di nota.
Prendiamo i Think'd, per esempio: c'è una chiara volontà di fare degli strumenti non soltanto una spezia in più da aggiungere alla solita minestra (un beat, un mc), quanto piuttosto un contrappeso forte alla freddezza delle macchine. Ne siano testimoni il finale di molti brani contenuti nell'album: in "Soqquadro" una lunga improvvisazione di batteria, in "Brain" un'altrettanto lunga (e un po' più noiosa) improvvisazione di basso, in "Il dubbio" di chitarra classica, e via dicendo. L'impressione generale però non rende giustizia al tentativo: più che di dialogo questi interventi, che pure destano curiosità, fanno parlare di giustapposizione.
Insomma, similmente a ciò che avviene con l'acqua e l'olio, la miscela non funziona fino in fondo. Sul versante dei beat, invece, ci vengono proposte sonorità anni '90 (il sound di Ice One in "Soqquadro", l'acid jazz di "Diversamente", il funk campionato di "Provare?!", i Simon e Garfunkel pitchati di "Il silenzio della carità") e beat elettronici molto aggressivi ("Brain", "Radical indie"). Con il suo flow (un po' troppo) alla Kaos e armato di un buon vocabolario il nostro Think'd ci parla infine di politica, di sociologia in pillole, di ateismo e anticlericalismo, di desideri rivoluzionari, di millennarismi, senza dimenticare i riferimenti all'hip hop ("B-boy stance") e senza farsi mancare un po' di dissing.
Aspettiamo con interesse un nuovo puntata dell'ambizioso progetto, sperando che nel frattempo il cuoco sia riuscito nell'intento di trovare un impasto più persuasivo.
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La recensione Antistandard di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-11-04 00:00:00
COMMENTI (1)
potrebbe fare degli scherzetti a kaos