I Bebe Rebozo avevano già fatto capolino nel panorama rock italiano con alcune auto-produzioni, ma il loro nome era circolato soprattutto attraverso le compilation di Snowdonia alle quali avevano partecipato con convincenti spunti creativi. In realtà la loro musica è solo in minima parte assimilabile allo stile stralunato e ironico che ha reso celebre l’etichetta di Messina e dirama le proprie radici nel noise rock americano istituzionalizzato dai Jesus Lizard che ha come principali rappresentanti nella nostra penisola gli One Dimensional Man.
“Voglio essere un ninja e vivere nell’ombra” esce per la neonata Furt Core records di Roma e si presenta subito come un disco di difficile decifrazione, un disco il cui valore può essere compreso solo attraverso numerosi ascolti. Questo non significa che la musica indulga in esperimenti astrusi. Anzi, a parte qualche sporadico episodio, come l’impronunciabile sesta traccia che vede la partecipazione di Giustino di Gregorio, o “Godzilla” che si trascina in un fango di bassi distorti e scampanellii metallici, a dominare la scena sono brani deflagranti, confusi e ispidi come nella tradizione degli Unsane. “Golden dragon”, “Sakura sena” o l’hardcore primitivo di “E’ un attimo” sembrano semplici punk blues sparati a mille, ma nelle mille pieghe del suono si perdono infinite citazioni, feedback, dissonanze, cazzeggi, istrionismi, campionamenti che ne trasfigurano l’originario impeto dirompente.
Insomma un disco che fa del sincretismo la propria peculiarità che si propone come punto d’incontro delle numerose istanze del rock indipendente contemporaneo, ma il cui rischio è proprio quello di non piacere a nessuno: troppo complesso per i punk, troppo convenzionale per gli avanguardisti, troppo melodico per i rumoristi, ecc. Il mio augurio, invece, è quello che lo ascoltino e apprezzino in tanti.
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La recensione Voglio essere un ninja e vivere nell'ombra di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-02-02 00:00:00
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