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"Sgrunt". Disappunto, insoddisfazione, delusione. Un disco fin troppo omogeneo e codificabile. La scarsa articolazione e la pochezza strutturale lo rendono monotono e piatto. E' chiaro, non è necessario impennare ad ogni rettilineo, ma occorre mantenere una velocità costante per poter poi accelerare, scattare e raggiungere il traguardo. Qui la partenza è lenta, la corsa è fiacca e si protrae con pesantezza. "Honors of the Shadows Grow" fonde cantautorato e un grunge dolcificato. Tormentata attitudine lo-fi, ma con garbo. Toni smorzati e sonorità temperate. Chitarre acustiche e canto sussurrato.
L'esperimento riesce bene solo in un paio di occasioni, vedi "Soon Back Home" e "Akward Times". In alcuni frangenti il progetto risulta credibile, ma la maggior parte dell'operato annoia e non convince. Ovviamente, non tutto è da gettare nella pattumiera fra i rifiuti. Un buono ed opportuno intervento sarebbe quello di cancellarsi dalla fronte la scritta a penna nera Pearl Jam Wannabe. E se prima percepiamo il desiderio d'essere come i "ragazzi di Seattle", poi fra le influenze troviamo anche gli Slint e i Guided by Voices.
E proprio con questi ultimi due gruppi citati, Sgrunt sembra avere più affinità. Merito e colpa di quelle atmosfere così amare, addolorate, in bilico fra sofferenza verso il mondo ed imperizia esistenziale. In "Cunt" e in "Laugh and Smile and Fuck", invece, scopiazza male, arraffando a sproposito nella discografia di Beck. Molto anni '90, molto malinconico ed assolutamente lacunoso. Carente di idee e di freschezza. Di peculiarità e di audacia. C'è una parola di lampante efficacia, che esprime alla perfezione ciò che si prova a fine ascolto. Un'onomatopea. "Sgrunt!"
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La recensione Honors of the shadows grow di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-10-05 00:00:00
COMMENTI (2)
sgrunt è solo uno e non ascolta beck
sta per arrivarne un altro di disco spero non lo facciano recensire ancora a te se no sono spacciato :)