A volte si capisce dalla prima nota quando una band non pretende dalla propria musica più di quello che si aspettano gli altri dalle consuete etichette di genere. Questo è il caso degli Zio Vania. Anche se ci mettono il cantato coinvolto e una grande varietà musicale nei pezzi, il quadro d'insieme è qualcosa che abbiamo già sentito, e anche troppe volte. Le influenze non vanno oltre blues, funk e reggae, riportati in testa alla loro scheda Rockit. Il rockabilly è fortemente presente nelle tracce più tirate, e il suono rimane quello che c'è nell'immaginario collettivo. Insomma, gli Zio Vania rincorrono quel crossover di generi che tanto funzionava una quindicina di anni fa, ma lo sguardo verso i gruppi nostrani che hanno già sperimentato quelle spiagge è assente: Bandabardò, Meganoidi e Shandon non hanno insegnato niente a questi ragazzi.
Poi c'è il cantato in inglese: i testi sono piegati in modo forzato, per entrare in un pattern che appartiene loro solo per associazione di idee. La padronanza della lingua è un limite forte, soprattutto nei momenti in cui si vogliono esprimere concetti complessi. Non saprei dire se siano solo ingenuità, mancanza di coraggio o talento ancora da rodare. Certo commettono errori evitabili, dimostrazione che per fare musica di genere non basta imitare quel genere.
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La recensione Flow di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-10-06 00:00:00
COMMENTI (1)
Per quanto la recensione sia ormai datata, in questi anni ho covato (in quanto membro di Zio Vania) un'immane voglia di rispondere a questa recensione..........non si tratta di gusto, che quello è proprio di ogni persona e non è contestabile. Nessuno può pretendere che il proprio lavoro piaccia a tutti e quindi è giustissimo che se ad un recensore non piace quello che una band suona lo scriva. Però mi da fastidio che una persona si sbilanci oltre le proprie competenze..... è una cosa che effettivamente mi da veramente noia. I testi degli Zio Vania non solo furono corretti al tempo da madre lingua in zona, bensì furono inviati anche oltre oceano a madrelingua titolari di cattedre di letteratura di lingua inglese, la cui unica "critica", se così vogliamo definirla, fu che che si usavamo metafore inusuali allla lingua inglese e reputavano che questo fosse comunque un valore aggiunto. I nostri brani son finiti anche ad orecchi londinesi, che ne hanno apprezzato il significato, oltre al fatto che non abbiamo scimmiottato il dialetto cockney o quel che si voglia, che varie band nostrane scimmiottano suscitanto l'ilarità dei madrelingua. Cioè hanno apprezzato il fatto che non si facesse finta di essere inglesi/americani per quanto non sapessero quale nazionalità attribuirci. Per quanto non citati sulle critiche relative all'inglese mi fa veramente ridere veder citati in questo articolo gruppi quali i meganoidi e gli shandon ( che i gioventù ho comunque apprezzato ), che al di là di quello che fanno musicalmente, penso che in inglese, a livello di testi, frasi fatte, pronuncia, atc.....siano fra le peggiori Band che la nostra scarpa abbia mai concepito. Comunque noi è il secondo anno che ce ne andiamo a suonare Berlino e le critiche non sono certo l'inglese bensì altre..........Matthias Stohrer