Oscuri, ossianici e cadenzati. L'epos fatto di sludge e post-core della band piemontese, ha ora trovato meritata collocazione presso la label inglese Riot Season. Meno oltranzista del precedente (di tutto rispetto) "Lowest Shared Descent", questo lavoro si assesta su coordinate doom(atiche), dove un certo spirito ortodosso, che ha radici perfino in alcune oscurità nordiche stile vecchi Candlemass (o Black Sabbath, che dir si voglia), s'evidenzia soprattutto sul versante lirico - vedi la prima "Bardo Thodol". Con "On the Stern", il suono si fa più granitico, vicino a Nemesis o ai catacombali Nightstick, davvero impattante, con dei riffoni che riecheggiano pure l'hard dei Trouble. Inizia classicheggiando, la terza "Destrudo", dove si insinuano echi psicadelici, potenzialmente vicino a Converge e Neurosis. A chiudere il cerchio magico, arriva il terrore matico dei Godflesh ("A Teardrop on Your Grave Down"). È un disco importante, questo, capace di esportare un certo suono italico nel mondo. E se disposti ad abbandonare parte del bagaglio rigidamente referenziale, i Dead Elephant, potrebbero imprimere una potente svolta al genere.
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