C'è in effetti un che di morboso e sulfureo, nella musica dei Morkobot, un'intricata messe di informazioni declinate nella magistrale miscela di hardcore, prog e psichedelia. Musica per due bassi-e-batteria, riassunto di ciò che è stato lasciato alle spalle nella trilogia Morkobot/Mostro/Morto, ora il combo sembra puntare un gelido focus su questa creatura strumentale, che per certi versi non può non ricordare l'estremo approccio dei Mombu.
C'è il thrash sincopato e selvaggio nella supertecnica ouverture "Ultramorth". La schizofrenica "Orkotomb" sembra scaturire dall'incontro di Primus e Prong, con i Voivod a seguirli – evidenti le influenze ottantesche nelle soluzioni incompromissorie, diremmo punk, e nello spalmare lungo il percorso lo speciale collante del concept.
Il metal più istrionico s'insinua sottilmente nella suggestiva titletrack, pregna di un certo magnetismo psicadelico e di inaudita sapienza muscolare. Sghembo, storto e pur ortodosso, il lavoro si inscrive nei prodromi di questa scena italica votata alla violenza cinica e ambiziosa, ma sempre mirabilmente connessa al cervello. Gran disco.
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