In poche parole: un disco per smanettoni. Guido Campiglio è uno shredder, un supervirtuoso della sei corde, sulla scia dei vari Marty Friedman, Steve Morse, Yngwie Malmsteen. Per cui, come si conviene, "Rumble in the Jungle" è un lavoro interamente strumentale: nove pezzi il cui scopo principale è mettere in mostra virtuosismi e indiscutibili capacità tecniche. Nonostante sia evidente una certa passione per l'heavy metal, il disco è in realtà vario e accoglie suggestioni orientali e tribali ("Butterfly suite no.1" e "Tomahawk"), reminiscenze classiche ("Resurrection" e la coda di "Dhalsim") e perfino una digressione funky-jazz ("Drakkar").
I pezzi sono strutturati in modo tale da non risultare noiosi e, grazie alla varietà di scale e dinamiche, riescono nell'impresa di tenere alta l'attenzione dell'ascoltatore. Ben programmate anche le basi elettroniche che fungono da accompagnamento. È la qualità del suono che lascia a desiderare, sembra quasi un demo casalingo. Sia chiaro, si tiene al di sopra la media rispetto al materiale che recensisco di solito, ma mi piacerebbe ascoltare Campiglio all'interno di un progetto più costruito e curato, con una band che sappia davvero valorizzare il talento del chitarrista. Ci spero.
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La recensione Rumble in the jungle di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-10-19 00:00:00
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