Veloci, essenziali, caustici. Il suono ruvido dei Cut si imprime su questo vinile registrato dal vivo in un pub di Liverpool nel 2010. Il trio di Bologna spara quattordici pallottole velocissime, quattordici colpi che sembrano più gli spari di una mitragliatrice, che scarica il suo caricatore senza pietà in faccia a un gruppo di inglesi ubriachi fradici. A giudicare dalle grida in sottofondo, gli inglesi hanno apprezzato, sia chiaro.
Non si tratta di un “best of”, quello che esce dalle casse è praticamente la versione “live” dell’ottimo “Annihillation road” (quasi tutti i pezzi in scaletta sono presi da lì), un album che trova la sua dimensione naturale proprio mentre prende forma su un palco davanti a una folla in delirio. Ma sta proprio qui il maggior difetto di “The Battle of Britain”: se non fosse per gli schiamazzi del pubblico e qualche sentito ringraziamento tra una canzone e l’altra, sembrerebbe di stare ad ascoltare il disco che i Cut hanno confezionato a New York l’anno scorso. Le canzoni diventano più furiose e non perdono di intensità rispetto alle registrazioni in studio, ma un ascoltatore che ha amato “Annihilation Road” potrebbe rimanere deluso e comunque preferire il disco originale.
C'è il rischio di dimenticarsi che è un live, la registrazione è scarna, le singole canzoni perdono le sfumature con il rischio di suonare un po' tutte uguali. Quel sibilo che rimane attaccato a timpani per tutta la notte, dopo essere usciti da un concerto dai volumi particolarmente alti. Quel sibilo che, se li hai visti suonare e sudare l'impossibile, diventa la conferma della potenza del concerto. Se non eri in mezzo al pubblico, invece, qualche dubbio rimane. Io ho visto i Cut dal vivo molte volte, anche se questo disco non rende del tutto giustizia alla potenza di fuoco che hanno dal vivo, sono sicuro che dal Regno Unito i Cut sono tornati vincitori
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