Un disco targato Seattle, che funziona a livello musicale, ma zoppica per testi e voce
Un disco targato Seattle per i veneti Hands Off Alice: Pearl Jam e Screaming Trees sono i riferimenti principali, gli arrangiamenti sono essenziali e si adagiano sul più classico dei strofa-ritornello-strofa. A livello strumentale scorrono senza infamia e senza lode, è sul cantato che c'è da soffermarsi: la voce di Sergio Renier è apprezzabile, profonda e scura quanto basta, ma un po’ troppo fredda, distaccata nella sua interpretazione. Aggiungete un mix sbilanciato e che la mette in bella mostra, o linee vocali più adatte a un semplice chitarra-voce e avrete una band che suona più come un cantautore rispetto ad un gruppo grunge. Come se Fossati (“Il Dio degli ultimi”) o Ligabue (“Pensieri senza peso”, “Cammino Cammino”), si lanciassero in una violenta svolta sonica. Si resta un po' straniti, è normale.
Anche i testi non convincono del tutto: un po’ sociali, un po’ onirici, andrebbero ripuliti da un certo lessico buonista tipo assemblea sindacale (una frase come “notte di un popolo senza più voce”, nel 2012, non la si può più sentire).
Consola la potenza di fuoco della band, “Guardami” e “Down In Chinatown” - in cui Renier è più amalgamato al tappeto sonoro e alla seconda voce – convincono e danno speranza. Aspetto il prossimo lavoro.
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La recensione Sotto la città di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-03-23 00:00:00
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