Duplice cimento spinto da encomiabile sforzo collegiale (parecchie le etichette coinvolte), per due formazioni votate al lato in ombra. A seguire prove di torbida eleganza ed elegiaca inquietudine, ecco i Father Murphy a consegnarci il primo dei due drappi funebri. E nel poco della rarefazione, appunto ritroviamo tutto l'aduso manifesto dell'oscurità, profilato attraverso la vittoriana decadenza di "Jesus", amabile tributo all'omonimo episodio dei Velvet Underground, dove convergono Black Heart Procession e Jarboe a far da corollario ad una preghiera a testa in giù. Uno squarcio da deserto dell'anima s'apre con "Humpty Dumpty", ed è la volta del trio "impronunciabile", crooneristica visione tra Bauhaus e Arab Strap. Forti di tornate statunitensi e di warming up per importanti band internazionali, entrambi i gruppi si involano a maturità di segno, nella profondità di medium (è il caso di dirlo) e messaggio.
Il graffio del gotico con stile, cui una maggiore cura del suono (soprattutto per gli HMWWAWCIAWCCW?) potrebbe imprimere ulteriore decisiva spinta verso l'alto.
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