Local16 è sinonimo di quel rock classico e autoreferenziale per definizione. Oltre 30 anni di elementi standard e di cliché sonori
Se dovessi valutare questo EP come se fosse un tema di italiano, "misurando” quindi la prova con i soliti criteri scolastici, allora in quanto a grammatica e ortografia assegnerei un bel 7, forse anche qualcosa di più. Insomma, la forma, per quanto datata, c'è. Ma valutando anche l'originalità, la fantasia e l'immaginazione impiegata ed espressa, beh, non posso che restituire il "compito" con una insufficienza (così dicevano i professori, ricordate?) "grossa come una casa".
Local16 è sinonimo di quel rock classico e autoreferenziale per definizione. Oltre 30 anni di elementi standard e di cliché sonori. Sia chiaro, non sono né ridicoli, né poco credibili, ma assolutamente fuori tempo massimo. Del tutto non autentici e assolutamente non singolari. Perché dovremmo ascoltarli? Cosa ci offrono in più rispetto ad altre band del passato? Niente. Allora tanto vale frugare un po’ fra le musicassette impolverate. Quelle nascoste in qualche scatola in solaio. Riavvolgere i nastri usurati dal tempo col tappo di una penna bic e godersi dal proprio stereo, gli "intramontabili" successi ("Tra cielo e terra", 1996) degli ormai dimenticati Dhamm.
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La recensione Local16 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-01-23 00:00:00
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