A volte si vede, nei cartoni animati vecchi, tipo "Tom e Jerry". Uno dei due lascia in giro un filo con attaccato un foglietto o qualcosa che faccia da esca. L'altro cerca di prenderlo e viene attirato in trappola. Poi non conta cosa succede, conta solo che, durante il "rimorchio" con il filo, la vittima non si rende più conto di dove si trova, magari cammina anche su qualche cornicione o su una fune sospesa su un burrone. Poi, all'improvviso, arriva la botta, di solito sotto forma di randellata, e di colpo torna la consapevolezza di dove ci si trova. Ecco, con "Io tra di noi" Dente ha fatto la stessa cosa.
L'esca, ovvio, sono le canzoni: lontane anni luce da quelle tenute insieme con "fil di ferro e spago" degli esordi, ma anche dalle citazioni plateali de "L'amore non è bello", che aveva fatto compiere un salto di qualità grazie a degli arrangiamenti più studiati (o semplicemente grazie a degli arrangiamenti). La botta in testa la dà sempre una canzone, "Casa tua": andatura sonnolenta, quasi esasperata nella sua indolenza. Poi dal nulla la svolta ritmica, che in quella quiete suona come un mezzo terremoto, e via verso un finale immediato. Tutto al posto giusto. E ci si risveglia, si entra definitivamente nel disco. È poi anche il pezzo che sintetizza un po' tutto il lavoro. A trasformarlo in un grafico,"Io tra di noi" sarebbe una linea spezzata che sale e scende in continuazione. Non per qualità, ma per intensità: è strutturato come una buona sceneggiatura, in cui i momenti di riposo si alternano a sussulti improvvisi. Così deve essere, per tenere alta l'attenzione. E così è.
Se lo si paragona a "Non c'è due senza te", si fa fatica a pensare che "Io tra di noi" sia opera della stessa persona. Certo, lo stile è quello, pochi dubbi, ma il Dente degli spunti su chitarrina ha lasciato spazio a un autore che conosce il pop come le sue tasche e sa giocare con i vestiti da dare alle proprie canzoni. E poi i testi. Che Dente sappia scrivere grandi canzoni d'amore non è una novità, ma la capacità di mettere insieme strofe e ritornelli è ormai arrivata a un livello assoluto. L'esempio più evidente è "Saldati", non a caso singolo. C'è la calma soffusa da camera da letto, con i "badabum" a punteggiare un'esistenza da domenica mattina. E poi il ritornello che fa allargare le braccia e respirare. Non si prenderà il volo alla Modugno, ma si scopre che il cielo non deve essere per forza dipinto di blu, perché va bene anche se è nuvolo.
Stesso discorso per i giochi di parole, altro marchio di fabbrica. Anche il divertirsi con la fonetica, però, ha raggiunto un livello più alto, che sconfina nell'enigma: "Cuore di pietra" è un rebus minerale senza immagini e "Settimana enigmatica" ha l'aria di un gioco per solutori più che abili, che invita ad ascoltare e riascoltare per cercare di capire di più di quel ritornello.
Per tutto questo e per la capacità di legare ogni elemento nel modo giusto, "Io tra di noi" è uno dei migliori dischi pop fatti in Italia. È compiuto ed è completo. Se dobbiamo far valere ancora il parallelo con De Gregori lanciato nel primo disco, "Io tra di noi" è il "Rimmel" di Dente. Per entrambi terzo album, per entrambi il lavoro che svela definitivamente carte e potenzialità. Che sono variegate, che sono tante. Finché Dente saprà incastrare testi e musiche, come il migliore dei Bartezzaghi incastrava definizioni e caselle nere, saremo fortunati.
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