Dopo la prima fase da colpo di fulmine dove tutto è, o anche solo sembra, perfetto e indissolubile, arriva quella dell’amore consapevole dei propri limiti, ma pronto a mettersi in gioco per costruire, risollevare e proteggere. Questa premessa metafisica calza come un guanto al lavoro del gruppo napoletano, che ha deciso di raccontare la realtà della loro terra, degradata e scoraggiata, dimostrando non un amore cieco e bigotto ma un amore conscio di quali siano i problemi e bramoso di risolverli.
I R&Fusion conoscono la realtà di cui parlano, scelgono il dialetto per senso di appartenenza e come forma di riscatto e non a caso aprono con “Aveto & forte”, per dimostrare tutta la loro rabbia. Se da una parte il nome richiama il neologismo napoletano arrefondere con il significato di senso di perdita e sconfitta, dall’altra è anche l’acronimo per ricerca e fusione e questa è la definizione che più si addice loro. Perché, per quanto la comprensione di questo album possa essere complessa per chi Napoli la vede solo in televisione, allontanando così il piacere dell'ascolto, bisogna riconoscere la sua carica innovativa, insita nella fusione tra musica classica (“150 anni”) e fusion.
Andando a curiosare tra le più diverse dialettiche musicali, il risultato è che queste varigate contaminazioni creano un bagaglio culturale unico e irripetibile. “Cantame”, in linea con il circuito radiofonico mainstream, ne è la prova. Ultima indispensabile nota: i musicisti non lasciano nulla al caso, sono tutti frutti maturi del conservatorio, come a voler dire che Napoli non è solo spazzatura, ma anche impegno e cultura.
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