Prendere decisi la porta di casa, lasciare la città, scappare. Saltar su come una molla, cominciare a correre perché si hanno i muscoli troppo carichi per rimanere fermi. Partire, non per sport ma per visione. Godersi con entusiasmo l'inizio della fine, l'aria fresca che gonfia le narici, la mente che si svuota. Il ragazzo in moto della copertina sembra proprio nel bel mezzo di una fuga del genere, una classica fuga da film, epica eppure leggera. Come in una di quelle pellicole in bianco e nero con Mastroianni che beve gentilmente un Martini in terrazza, o con Tura Satana che sfreccia imbronciata in macchina, nel deserto.
Jonathan Clancy canta con quel misto di tenerezza e malinconia, con una grazia ed un riserbo che a volte manca anche ai migliori attori, con una sfumatura di sincerità disarmante. Canta della fuga, della giovinezza, delle onde che frizzano di schiuma come il seltz: una scenografia così ricca che va oltre la semplice suggestione, e arriva a narrare di giorni possibili e di altri mondi immaginabili (finché siamo giovani). Le chitarre che riverberano dolci e d'accordo con le tastiere piovono un'atmosfera da sogno ad occhi aperti, come gli Shins che scoprono un agosto le piazze vuote di Bologna, come Elvis che impone le sue mani di brillantina sulla gente che balla ad occhi chiusi. Un sound bello e unico che gli A Classic Education hanno curato e fatto sbocciare come un bel fiore.
"Call it Blazing" è tutto questo: una corsa improvvisa e veloce, rallentare per godersi il panorama e poi aspettare che arrivi la notte. Fermarsi alla fine, le mani sulle ginocchia, e un respirone che riempie i polmoni. E' fatta.
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