É tornato il combat-folk e non è più targato Modena, ma è "made in Rome". "Liberamente tratto" da pietre miliari di pittura, letteratura e cinema.
“Ciao, ciao siam tornati”, questo il primo verso chiarificatore di “Liberamente Tratto”. È tornato il combat-folk o il folk-rock se preferite. Dopo vent’anni non è più targato Modena, ma è “made in Rome”, più precisamente from Monti Lepini. Non c’è nostalgia per un più aureo passato, né si ha l’impressione della consueta rievocazione storica con kefiah, pugni al cielo e giacche di velluto stracciate.
Un viaggio lungo 10 brani, liberamente tratti da altrettante pietre miliari di pittura, letteratura e cinema. Un ispirarsi e un accostarsi umile e sincero dinanzi a tali monoliti della cultura occidentale, in cui non trovano spazio autoreferenzialità, atteggiamenti spocchiosi o manie di grandezza.
Così dal “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo i nostri traggono spunto per “Uscita Operai”, con un finale alla “Io sto bene” dei CCCP. “I Quattrocento Colpi” di François Truffaut ispira “Il dado è tratto”, mentre “Ruvido” nasce dal saggio di Umberto Galimberti “L’ospite Inquietante – Il Nichilismo e i Giovani”. Per la buona riuscita di “Affari di famiglia”, invece, il combat collettivo deve ogni merito a “La Guinea”, poesia di Pasolini. Licenze d'autore, poetica folk.
Davvero un buon disco, ben prodotto e variegato quanto basta. Nonostante l’importanza delle opere da cui sono state poi tratte le canzoni, e le problematiche affrontate, emergono ben pochi momenti pesanti o monotoni. Unica vera pecca, l’ultima traccia (“Tempo di uccidere”). Per quanto mi riguarda, però, il loro è un credibile e legittimato, anzi, legittimo “brigantare”.
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La recensione Liberamente tratto di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-04-20 00:00:00
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