Se la musica elettronica di consumo è un linguaggio universale (proprio in virtù del fatto che non parla una lingua specifica), gli italiani lo padroneggiano ormai molto bene. Lasciate perdere anglofilia e storie varie: ce ne abbiamo messo di tempo, abbiamo seminato anni fa e ora la pianta ha ormai germogliato. Italians do it better? No, Italians do it as good as. Sono in tanti ad avercelo dimostrato in questi mesi: ora ci pensa Aquadrop con il suo ultimo Ep, e la posta in gioco si alza. Ci sono più idee in queste tre tracce che in album interi. Si capisce insomma, da ogni dettaglio, da ogni scelta compositiva, che lui sa che cosa sta facendo (sentite quelle partenze distribuite su canali differenti, e poi riprendete una traccia a caso di qualche produttorucolo di quelli che scaricate a caso dai blog: tutto al centro, tutto saturo, senza dinamiche, senza un'idea di qualsivoglia natura).
Il nostro, si occupa di sound design, fra l'altro, e quindi c'è artigianato e c'è arte qui dentro. E c'è conoscenza della storia della musica da club, tutta compressa in poco più di un quarto d'ora di musica. Anzi, più che compressa, dosata. I riferimenti sono infatti molteplici: la dominante dei pattern ritmici pende spesso verso il broken beat dei Bugz in the Attic, mentre il taglio delle voci alle volte farebbe parlare di 2step ("Soul"), alle volte di house alla Daft Punk ("Evolution"), alle volte persino di r'n'b futuristico ("King of the jungle"). E poi tanto altro: dubstep (le linee di basso di "Soul"), Hoover sound e uk garage (il finale di "Evolution"), 8bit music e lounge tipo The Moog Cookbook (la seconda metà di "King of the jungle"), tutto distribuito in maniera uniforme per dare l'impressione di un continuum all'interno del quale non importa il cosa, ma il come. The time is now: sotto a chi tocca.
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La recensione Soul EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-10-27 00:00:00
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