Anticipato dal riuscitissimo ep intitolato “People against loneliss”, che già conteneva quella “Könnemann girlfren” qui relegata in penultima posizione, “Fried sponge” è il terzo lavoro sulla lunga distanza della premiata ditta Joe Leaman, terzetto che ormai da circa un lustro delizia le orecchie del sottoscritto con canzoni memorabili. E forse peccherò di autoreferenzialità nella stesura della recensione (e del relativo giudizio sul disco), ma di fatto i tre non sembrano mostrare cedimento alcuno per quanto riguarda l’ispirazione.
Allora ben vengano queste 8 tracce a rinverdire il concetto di rock ‘n’ roll, che a piacimento potrete condire con gli ingredienti più disparati (indie, alternative, psichedelico, post, grunge, etc., etc.), ma sempre rock ‘n’ roll resta! Chitarra, basso e batteria (a volte sostenuti da una sezione d’archi) sono gli strumenti che adoperano i Nostri per salire nuovamente sul tetto del mondo. E la cosa che sorprende è che è già la terza volta, per lo più consecutiva, che i ragazzi raggiungono la vetta.
Non so: prendete ad esempio “Inside the lake”, che ha dentro squarci chitarristici di rara bellezza, dove la melodia si impasta con la ritmica che è una bellezza; oppure l’iniziale “Parkinson”, 2-minuti-e-mezzo in crescendo che ti fanno venire i brividi. O ancora “Horses”, brano a suo modo ‘classico’ nel repertorio dei Nostri, almeno quanto la title-track e la successiva “Blown away”, queste ultime appena appena più vicine a certa scuola americana (vedi alla voce Husker Dü).
Al contrario, “Three weeks of rainy days” e la conclusiva “Page/Plan” (oltre 15’ tra psichedelia ed epica), sono gli episodi più ‘strani’ del lotto - e non a caso quelli in cui gli archi trovano splendidamente posto.
Resta poco altro da dire se non che quest’album si candida già fra le cose migliori del 2002 e che la comitiva Joe Leaman è una garanzia (anche) dal vivo.
Cos’altro volete di più da una (vera!!!) rock ‘n’ roll band?
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