I Mascara devono aver fatto di certo un patto col diavolo, come Dorian Gray, icona del loro nuovo album “Tutti usciamo di casa”, per creare un concept sul cambiamento mantenendo immutati i punti di forza che contraddistinguevano il loro precedente Ep, “L'amore e la filosofia”. Liriche ricercatissime, riferimenti letterari e un sound che convoglia in sé molteplici influenze. Poesia maledetta e odore d'assenzio.
Dark wave senza mezzi termini, che accoglie di buon grado alcuni paradigmi classici (The Cure su tutti) mescolandoli con arrangiamenti moderni, che rispondono all'esigenza di un'ottica evolutiva che è la chiave di lettura dell'intero album, nei contenuti e nelle forme. Nei contenuti: sintetizzabili in un unico splendido verso: “Gloria a tutto ciò che cambia” (da “I giorni di Urano contro”, brano che racconta attingendo dalla mitologia il difficile rapporto genitori-figli). Nelle forme: l'accentuata svolta elettronica in “La stanza”, che non a caso cita una delle città più attive in tal senso ("Il prossimo muro che faccio crollare/ in centro a Berlino/ è quello del suono"). Le deviazioni post rock nel pezzo meglio riuscito dell'album “Da uomo a uomo”, che nella seconda parte si sviluppa a tal punto da ricordare gli Arcade Fire di “Powered out”. Un'apertura a sonorità multietniche ed eleganti in “Di gioia e rivolta”, che ha punti di vicinanza con quei Radiodervish prodotti da Battiato. Il tutto colorato da una voce affine nell'uso a quella di Morgan.
In definitiva, un progetto che punta in alto e che ha forse come unico difetto il fatto di essere un po' pretenzioso. Ma è una pecca più che perdonabile, se il risultato è un disco come questo.
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