Due bassi e una drum machine per un piacevole ritorno al passato electrodark. Cinque brani che funzionano creando la giusta atmosfera.
Aria glaciale nonostante il tepore diffuso, un tuffo risoluto nel passato che porta con sé il movimento sintetico di drum machine, accompagnato da profonde linee di basso, una struttura semplice e asciutta fatta di geometrie elettroniche e onnipresenti sfumature new wave. La voce ferma e impassibile gioca coi riverberi e si spinge nei brani a donare un sapore di cupa freddezza, qualche volta si batte il piede, altre no.
Il riferimento immediato che ne viene è certamente il sound in equilibrio tra oscura electrodance e marcata appartenenza agli anni ottanta tipico tra gli altri dei Depeche Mode, con brani come “New Day” e “Business”, dove prevale l’asettica malinconia di austeri suoni artificiali, mentre in “Untrust” si ha l’occasione di ballare con pesante eyeliner agli occhi come ai tempi della Doktor Avalanche.
Senza chitarra, con due bassi, pochi elementi e precisa accortezza, i The Rip confezionano un lavoro gradevole - certo con una grossa componente derivativa ma, l’ho detto più volte, non lo considero un difetto - riuscendo a creare un piccolo angolo gelido e poco illuminato nel pieno esordio della primavera.
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La recensione the rip di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-03-23 00:00:00
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