E’ tutto un gradevole rincorrersi di rock ed elettronica, tra l'analogico e il digitale, tra note tenui ed altre più decise. Talvolta l'incontro diventa scontro, si percepisce qualche nota stridente. Ma andiamo con ordine: “Dafne in Bloom”, il pezzo d'apertura, è suggestivo, con un ritornello che entra subito in testa e si fa ricordare. “Ginger Sad” è malinconica e piacevole, con i suoi tratti di ritmata (e irresistibile) ninnananna. “Baccanalis” è all’insegna del caos: troppi echi, troppi effetti, troppo. Sembrano quasi due brani incisi uno sull'altro. “I come from tekno” viene colpita da uno strabordante uso di elettronica e, quando finisce, si tira un respiro di sollievo.
Nel complesso ai Dafne Bloom non mancano le potenzialità, né tanto meno le carte da giocare. Hanno un timbro malinconico (tra Editors e Horrors), buone capacità tecniche, qualche buona idea. Io consiglierei di puntare più sull'anima rock rispetto a infarcire tutto con synth e campionatori. Potrebbero ottenere risultati inaspettati.
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