Una ricetta insapore, tra new wave, musica d'autore e vocalità troppo impostata
Una ricetta piuttosto insapore quegli degli Olden, che tentano di sposare istanze new-wave e cantautorali con una voce impostata, mutuata da gruppi come Le Orme. Il disco dei siciliani manca completamente di freschezza negli arrangiamenti e negli spunti melodici, ma d’altro canto non sviluppa nemmeno una grande ricerca su quei Sessanta italiani dichiarati tra le ispirazioni.
Si salva solo la discreta “Piume Nere”, per il resto questo “Olden Ep” è un miscuglio di blandi rimandi ai Timoria (“Nuoto nel fango”) e banalità non particolarmente ben assimilate (la blueseggiante “Un film di Q.T.”). Aggiungete a ciò dei testi con molti più bassi che alti ("sono disteso sul pavimento di casa / e non so esattamente/perché lo sono" da “Tra la terra e il cielo” o "viaggiare stando fermi / e poi riuscire a superare tutti i limiti / tuffarsi nei profondi abissi psichedelici" da “Il Figlio della rivoluzione”) e ne ricaverete un disco davvero indigesto.
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La recensione S/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-01-18 00:00:00
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