Ciclicamente continuo a chiedermi il perché nella più bella penisola del mondo si dia sempre più spazio a gente con idee mediocri e, nel mondo musicale, a soggetti che hanno veramente poco da dire - o meglio: da aggiungere - alla storia del rock.
Non che magari gli Zen aspirino a tanto, ma di fatto il loro “Pornstar” è un disco inutile, uno di quei cd che forse faticherei a scegliere persino come sottobicchiere. Naturalmente qui nessuno vuole essere cattivo, anche perché i quattro saranno miei coetanei e provano, come il sottoscritto, un’insana passione per la musica. Ma, a differenza loro, in questo specifico contesto sono io il giudice della loro opera, e pur non decretando la sentenza definitiva sulla loro musica, provo a esprimere il mio punto di vista.
Premesso ciò, su questo esordio sinceramente non posso far altro che sprecare severe critiche, anche perché non c’è un solo lato della faccenda che possa considerarsi positivo; dalla composizione alla masterizzazione, passando per la registrazione del disco e relativo mixaggio, i ragazzi e, cosa ancor più grave, tutto il team di produzione che gli gira intorno, non hanno la più pallida idea di dove mettere le mani. Senza poi considerare che il suono (???) della band è un vergognoso ibrido fra grunge e (nu) metal, dove la chicca finale è la pronuncia (???) inglese del vocalist Nick.
L’unica nota positiva, invece, è che gli 11 brani totali non superano i 40’, sicché lo strazio e il dolore fisico non sono protratti per molto tempo. E speriamo solo che dopo l’ennesima dimostrazione di impotenza, Dio salvi una volta per tutte questo benedetto rock ‘n’ roll…
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La recensione Pornstar di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-03-04 00:00:00
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