Un cantautore che, pur essendo valido, ha sogni e incubi che non convincono.
"Ogni artista è un cannibale, ogni poeta è un ladro / Tutti uccidono la propria ispirazione per cantare il proprio dolore.”: una delle grandi verità che ci rivela Bono Vox nel testo di “The fly” e che sembra perfettamente applicabile a “L'incubo e il sogno”, esordio di Sirio.
Un album in cui la tristezza sembra superare la stessa ispirazione, al punto da rendere i brani un po' troppo simili tra loro e ingiustificato l'apporto di ben otto musicisti, tra i quali anche Alex Carreri, bassista di Enrico Ruggeri e Andrea Mirò. Il risultato è un pop rock che vorrebbe far riferimento agli U2 ma approda piuttosto a esiti neomelodici, con voce pulita, arrangiamenti privi di originalità, onnipresenza della rima nelle liriche e assoli mal piazzati e lontani dai contrasti promessi dal titolo.
Sirio non manca di preparazione, così come i collaboratori di cui si avvale. Ma la tecnica è come un trampolino: ci consente di saltare più alto e di fare un numero maggiore di evoluzioni, fino al momento in cui tocchiamo terra. Poterne usufruire è comodo e in alcuni casi necessario, ma le giravolte bisogna poi saperle fare. Sirio esegue un salto perfetto, ma fin troppo lineare. I testi raccontano disperate speranze, sbiadite per un effetto evanescenza simile a quello usato per le foto all'interno del booklet, e l'accoppiata “sposa/rosa” (“Ancora a piedi nudi”) sento di poterla perdonare ormai unicamente a Max Gazzè. Il sogno di Sirio, quello di produrre un bell'album, si è rivelato un incubo per chi lo ascolta.
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La recensione L'incubo e il sogno di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-02-10 00:00:00
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