Mantrika Bianco 2011 - Rock, Pop, Grunge

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“Bianco” è un bel disco, ma non c'è calore, è bianco appunto, di nessun colore. Ma è anche morbido, garbato, quasi sofisticato, quindi può piacere.

I Mantrika sono sempre più bravi; dal loro primo EP “Dorian”, del 2008, si sono perfezionati e impreziositi. “Bianco” è il loro primo album ed è bello, fatto bene e suonato tecnicamente bene e con passione. È denso e corposo, eppure alla fine rimani un po' a bocca asciutta. È come se gli mancasse qualcosa; oppure ci fosse qualcosa di troppo. Perchè “Bianco” non ti cattura, nonostante i pezzi siano tutti orecchiabili, molto orecchiabili; talmente orecchiabili da sembrare già sentiti.

È questa la cosa strana di questo disco, il fatto che le cose positive si ritorcano contro le canzoni. Come la voce di Marco Bonvicini che è talmente bella e calda, ma la sua interpretazione e il suo modo di usarla e dosarla ricorda molti altri artisti, Francesco Renga per esempio, cosa che avevo già pensato ascoltando il primo EP. Credo che Bonvicini debba trovare e quindi esaltare qualche particolarità della sua voce, ma che sia solo sua.

Anche le liriche: sono belle, semplici, fluide, scorrono via lisce, troppo, non ti catturano, non ti restano in testa. “Bianco” è un bel disco, ma non c'è calore, è bianco appunto, di nessun colore. Ma è anche morbido, garbato, quasi sofisticato, quindi può piacere.

E questo disco piace, perchè sembra accontentare un po' tutti. Ci sono i brani intimisti come “Disarmonie”, quelli un po' più aggressivi e le ballatone romantiche; è evidente l'ispirazione britannica nei due brani cantati in inglese e poi i suoni sono belli, le chitarre sono quelle del rock puro, come in “Ragnatele”, e sono suonate bene; mentre l'elettronica dà un po' di ritmo alla vena cantautorale malinconica del gruppo (che male non gli fa).

Quindi c'è tutto e anche al posto giusto, ma non metti il repeat a nessuna canzone; non c'è la lacrima, non c'è lo schiaffo in faccia, o la carezza; nonostante le loro potenti schitarratone, i Mantrika sembrano suonare in punta di piedi, discreti, poco convinti. Evidentemente in questo disco è racchiuso un po' tutto quello che sanno fare, e che sanno fare bene, ma quel “suono mantriko”, quel suono solo loro, che si legge nella bio, devono ancora trovarlo.

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La recensione Bianco di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-11-09 00:00:00

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