Chissà se capita a tutti, in qualche mattina d’inverno, di guardare dalla finestra e avere l’impressione che quel grigio senza fondo possa contenere tutte le paure più segrete, che i pensieri irrisolti si condensino nella nebbia che avvolge la città al risveglio e le insoddisfazioni piombino addosso dal cielo rosso del tramonto alle cinque di pomeriggio. E restare a guardare, osservando lo scorrere e l’intrecciarsi delle vite degli altri, aspettando che l’imponderabile genialità del regista decida di farti trovare il coraggio per entrare in scena ad improvvisare la tua parte.
Ecco “A safe place” dei Farmen Sea è la colonna sonora ideale per quelle giornate. Un pop asciutto che viaggia sul confine sottilissimo (e rischiosissimo) del già ampiamente sentito, della semplicità ridondante, per interpretare in maniera diretta ed immediata, senza troppi fronzoli, un sentimento conosciutissimo eppure pieno di zone d’ombre: la paura. E così, con "The Fear", si apre il disco: una leggera ma potente melodia suona come la quiete che precede la tempesta. Che poi tempesta non è per davvero, ma è piuttosto un’ingovernabile altalena: a momenti di fiduciosa euforia subentrano sotterranei e insidiosi rivoli di malinconia, che incrinano le fondamenta della nostra quotidianità. E così, la musica si mette sulla scia di questo zig-zagare di animo e umore: a volte si affida alla classica soluzione di melodia e chitarra ritmica (“To the sun”, “Small revolutions”, Nothing ever happened”), che piace, ma certo non stupisce e altre volte invece ricorre a sonorità meno definite, ma più costruite, metalliche e minimali allo stesso tempo, che lasciano alla mente (e all’animo) la possibilità di perdersi in imprevedibili percorsi (“Summer always comes too late for us”, “For too long”).
Si, è vero, “Summer always comes too late for us”: la ricerca di un posto sicuro si rinnova ogni volta ed è per questo che questo disco, riuscito nella sua classicità, va a occupare uno spazio perennemente vuoto. Forza, la primavera incalza ed è il momento del coraggio: “March is here and we will march against our fears”.
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