Quarto lavoro, per la band di Pescara, e suadente composto stabile di Post-rock e cantautorato psicadelico, a contrarre debito con l’illuminato Amaury Cambuzat - per una produzione artistica di sommo livello e gusto d’altri tempi.
Da un’alba crepuscolare sorge la deriva post-punk dell’opener “Canto Primo”, dove un italiano ben definito riecheggia le buone sostanze di un Cristiano Godano che arringava il verbo Kuntz, così come la seconda “Quale Luce”, appunto rivela tutto un potenziale lucifugo, idealmente connubio ardito tra Black Heart Procession e l’aulica cadenza di Angelo Branduardi, e non si trovi arrischiato il paragone, dato che la musica è un cannibale in un tempo ricurvo. Gioia ambientale (“Negli Angoli”) e sontuosi tsunami (“Xenon”) si evolvono in un discorso sincronico e personale, per una band che affonda le radici nella tradizione, ma che ne rivaluta forma e sostanza. Ascendente DeAmbula Records, un’altra a segno.
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