Un biglietto da visita niente male. Speriamo che dal vivo abbiano lo stesso mordente.
Verrebbe da pensare che se fosse uscito sul finire degli anni '90, "Innerself surgery" avrebbe probabilmente incrociato le vie di Gammapop. E non lo scriviamo per il fatto che i Laser Geyser sono di stanza a Bologna, bensì perché l'attitudine ci sembra molto simile alle due band che, inizialmente, contribuirono in maniera decisiva a far sì che la label guidata da Filippo Perfido lasciasse un segno nella discografia italiana.
Il riferimento, per i più giovani e gli smemorati, è ovviamente ai Cut in primis e, in seconda battuta, ai Julie's Haircut. Se dei primi ricordano quell'attitudine punk verso le derive hardcore filtrata dagli ascolti di Fugazi e compagnia, dei secondi si portano dietro la propensione a sfuggire ad ogni catalogazione non appena si prova a incasellarli.
Certo i Laser Geyser non propongono nulla di rivoluzionario, ma nella line-up attuale (trattasi di un duo batteria e chitarra che si alterna alla voce) riescono comunque a togliersi qualche soddisfazione. Peccato solo che gli manchi una figura come Elena Skoko (la prima "esplosiva" vocalist dei Cut) a rendere più intrigante la proposta, ma il duetto da questo punto di vista sembra preferire una posizione ortodossa.
Per cui non meravigliatevi se gli arrangiamenti, come prevedibile, saranno ridotti all'osso e a volte avreste preferito un pizzico di colore in più; ad esempio su "Useless crash" avrebbero potuto inserire qualche fiato (come facevano i Rocket from the Crypt), mentre in altri frangenti avrebbero potuto provare un approccio meno legato ai canoni del genere. Non foss'altro che 13 pezzi, uno dopo l'altro, dopo qualche ascolto rischiano di diventare monotoni, essendoci così pochi spunti creativi rispetto ai modelli di riferimento. Sarebbe bastato qualche sforzo in più, come succede ad esempio in "Super voids" e "Throat miners", dove i due si permettono qualche concessione nei confronti della melodia, per vivacizzare l'opera.
In definitva, trattandosi di un esordio sulla lunga distanza, "Innerself surgery" può essere considerato un biglietto da visita per niente male. Speriamo, come al solito, che dal vivo riescano a replicare con altrettanto mordente.
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La recensione Innerself Surgery di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-12-27 00:00:00
COMMENTI (4)
so che i LG sono in giro da un po' e da quelo che ho sentito sono assai meglio di qualche tempo fa, ma in effetti sulla lunga distanza non reggono benissimo. mi dispiace dirlo perché tifo per loro!
purtroppo i limiti di una formazione a due si rivelano presto, specie se ulteriormente ristretti da questioni di genere. fossi in loro coglierei i suggerimenti di apertura che arrivano dalla recensione e/o comprerei qualche giocattolo nuovo per chitarra e batteria per avere una tavolozza di colori un po' più ampia a disposizione.
Ma infatti io ci vedrei meglio un'evoluzione alla RFTC..
dire monotoni e' poco ... monocordi e atematici a dir poco.... si si d'accordo i White Stripes e roba simile ma.... perche' seguire aprioristicamente qualunque cosa venga da oltre oceano ?! lo schema a due strumenti chitarra batteria inventato dagli americani (J.S.B.Expl. ecc) e' una iattura , non puo' avere sviluppi specie in questo contesto, ho visto live simili e personalmente mi sono spaccato i cglni !.....
Spacca! :-)