Sono sempre più convinto che se ci sono dischi che consentono all’Italia di ‘entrare in Europa’ - e, di conseguenza, farsi valere oltreOceano - “Temporary burn-out” rappresenta sicuramente una delle chiavi d’accesso. E pensare che l’ascolto del precedente “Music for the brain” non mi aveva impressionato come questo lavoro, forse perché l’impressione che avevo ricavato allora era che le strade (musicali) percorse dal terzetto si allontanavano dal concetto di 'omogeneità stilistica'.
Nel riprometteremi quindi di ascoltare il penultimo genito, quello che più mi preme ora è raccontarvi di quest’album, un condensato di suoni ‘classicamente moderni’, a ribadire che le scelte della Suitside seguono un filo conduttore non riconoscibile in superficie ma da rintracciare nella profondità degli ascolti.
“Temporary burn-out” penetra solo col perpetrarsi degli ascolti, e la miriade di sfumature che contiene si scoprono solo insistendo sul tasto ‘play’, operazione che credo non faticherete certo a ripetere più e più volte anche durante un solo giorno. Personalmente, le canzoni dei 3 mi ricordano molto da vicino certe sonorità tipiche degli Arab Strap, proprio perché caratterizzate da un incedere lento e pacato. Però, a differenza degli scozzesi, non ripetono la (seppur originalissima) formula per tutta l’opera, ma inseriscono quegli elementi di modernità che alla fine dei conti fanno la differenza – e per i quali crediamo buona parte della responsabilità sia da attribuire a Fabio Magistrali.
Qui dentro tutto ci sembra molto bello, sia che si tratti di semplici ‘canzoni’ (“67-73”, “(..pool?)”, “Me and Nick Drake”, “All beautiful angels”), o semplicemente di esperimenti post (“Disappeared 2”, “But i feel fine thank you”). All’ennesimo ascolto, poi, ti accorgi che le intuizioni elettroniche dei Lo-fi sucks! non sono poi così distanti da quelle dei Notwist, con la differenza che i genovesi hanno operato in condizioni economiche decisamente low-budget rispetto alla band tedesca. E ciò, se possibile, conferisce ulteriore fascino a questo 4 episodio discografico della loro carriera.
Avvicinatevi senza remore a quest’opera: rimarrete stupiti di fronte a cotanta raffinatezza.
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