Un micromondo personale raccontato attraverso le tradizionali suggestioni della storica darkwave italiana, neanche a dirlo figlia mutante dei joy Division
I primi secondi in perfetto stile dark-wave della traccia d’apertura, “Se proverai, tu proverai”, smascherano candidamente da soli tutto il resto del debut-album di Mario Marinoni: il ticchettio ossessivo di una sveglia spiana la strada a primordiali chitarre litfibiane e alle plumbee trame vocali del musicista pugliese, niente affatto distanti dalla raggelante teatralità di Miro Sassolini.
Per quanto pedissequamente sottomesso agli stilemi classici della più claustrofobica dark-wave elettronica, puntualmente sfregiata da chitarre glaciali, e al consueto songwriting di genere, apoteosi di nichilismo e autoisolamento (titoli come “Disturbo Depressivo”, “In Solitudine”, “Vuoto di vuoto”, “Nebbia”, “Polvere addormentata” stanno lì a dimostrarcelo), Marinoni riesce a dispensare veri lampi di seducente narcolessia musicale nonché di sotterraneo romanticismo (su tutte la bellissima “La ragazza della pioggia”, interpretata magistralmente da Anna Maria Stasi dei C.F.F. & Il Nomade Venerabile). Tutto senza neanche concedersi un solo attimo di respiro al di fuori della sua sacca placentare, micromondo personale pressoché impermeabile alla salvifica luce del sole.
Certo, l’assoluta mancanza di coraggio e di una seppur minima sperimentazione annienta sul nascere qualsiasi velleità di rifondazione del genere - e “I giorni dell’ira” simboleggiano in tal senso un nostalgico obelisco celebrativo alla trasfigurazione gotica del post-punk joy-divisioniano - ma ciononostante rimane sulle labbra il buon sapore del sano anacronismo musicale.
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La recensione Le varie sfumature del viola di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-05-30 00:00:00
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