Bacche poco commestibili: un primo lavoro poco riuscito, in ambito sia comunicativo sia sonoro.
Se speravate di trovare roba commestibile - mi spiace deludervi - qui non ce n'è. "Le bacche di Ginebra" sono poco gustose e molto elettriche: un dramma per chi - come me - un disco vuole assaporarlo.
Il quintetto mantovano si è cimentato in questa prima fatica autoprodotta con poca consapevolezza ed un'eccessiva immaturità. L'ingrediente base è quello di un rock stereotipato, con riff ripetitivi, che rendono il suono prevedibile e inconsistente. C'è uno spiraglio di luce con i giri di basso della radiofonica "Il nucleo", poi temporali d'apertura (banalissimi) in "Mi accorgo che" e una traccia conclusiva che indossa vesti acustiche (tradizione vuole che un disco crudo come questo necessiti di un pezzo acustico nel finale).
Un EP che pecca dal lato sonoro - poco deciso e definito - e dal lato comunicativo: qui le idee potrebbero esserci, ma viaggiano su strade troppo confuse, pagando in 'immediatezza.
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La recensione Bacche di Ginebra di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-03-02 00:00:00
COMMENTI (3)
Non ho capito perchè il recensore dice che un disco rock "debole" finisce "come da tradizione" con un pezzo acustico..per questo gli chiedevo degli esempi..
prendi ad esempio qualsiasi disco unplugget che ti piace ;-)
grazie per il parere..l'unica cosa che non ho compreso è "tradizione vuole che un disco crudo come questo necessiti di un pezzo acustico nel finale"..qualche esempio?