Carpa Koi I Torni Non Contano 2011 - Lo-Fi, Folk

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... E pensare che forse, in un momento storico in cui non tutto va come vorremmo, sentirsi fuori dal mondo non è poi così tanto male.

“I torni non contano” è un’espressione che usava anche mio papà quando ero piccolo. Mi faceva ridere allora, mi fa sorridere adesso. E’ un gioco di parole divertente, ma soprattutto più raffinato di quanto sembri, semplice ma efficace. “I torni non contano” nel nostro caso però è anche un mini album di sette tracce, il primo a nome Carpa Koi. Chi è Carpa Koi? Rubando dalla biografia ufficiale (del resto non vedo cosa ci sia di male), Carpa Koi è “il percorso musico-terapeutico del siciliano Giacomo Maria. Una realtà intima, domestica, con forti disturbi di personalità, concepito tra le pareti di uno sgabuzzino bolognese di via Albertoni e maturato durante una lunga ed inaspettata permanenza a Barcellona”.

E basta ascoltare già solo una volta “I torni non contano” per capire che effettivamente dietro al moniker Carpa Koi si nasconde un’identità con un qualche disturbo di personalità. Non fosse altro che si passa come niente dall’ironia politica di “Agenda rossa”, sfogo democristiano Anno Zero style con annessa coda vaudeville/orgasmica (l’appendice “SaDisfaction”), all’elettronica quasi minimal dell’intro isterica di “Viviamo per i weekend” che, non contenta, a sua volta si tramuta in una ballata acustica tipicamente lo-fi, una nenia agrodolce cullata semplicemente da una chitarra, una diamonica e un po’ di noise a fare da background.

E non finisce mica qui. “Racconto di Federica” cambia leggermente registro, mantenendosi su canoni cantautorali rinogaetiani (oggi vascobrondici?) più tradizionali, benché dal piglio sempre e comunque disilluso: “Le verità non esistono e le menzogne aiutano a sopravvivere / Io aspettavo che l’indifferenza andasse via / o che prendesse almeno voce”. Anche qui voce, un tocco di synth e nulla più. E che dire di “Mattanza”, scheggia poetica in lingua siciliana tessuta su uno sfondo sperimentale, firmato da Xabier Iriondo degli Afterhours? E, saltando di palo in frasca, “Jornu novu” torna a tingersi di acustico, questa volta dalle sfumature ambient, con la chitarra di nuovo protagonista. Pezzo meraviglioso. Ripeto: pezzo meraviglioso. Ci si legge la delicatezza dei Cure di “Wish” colorata da una sensibilità siciliana più che evidente nel crescendo finale. Tocca poi a “Mothia” chiudere i conti, manco a dirlo con uno speech francese su letto di chitarra iper lo-fi.

Conti che quindi, alla fine di tutto, per quanto folli sembrano tornare eccome. Perché Carpa Koi sarà anche un pesce fuor d’acqua, corpo estraneo inserito in un tessuto sociale che non si fa comprendere, ma sa perfettamente come trasmettere questo disagio. “I torni non contano” è una piccola perla a bassa fedeltà, con tutti i pro del caso: immediata, grezza, irriverente, sperimentale. Serve un attimo di tempo per assimilarla, e va detto che l’inizio è un pelino sopra le righe. Una volta entrati nel meccanismo però, la sensazione è che tutto sia perfettamente al suo posto, tanto da arrivare a condividere perfettamente la visione di Giacomo Maria. E pensare che forse, in un momento storico in cui non tutto va come vorremmo, sentirsi fuori dal mondo non è poi così tanto male.

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La recensione I Torni Non Contano di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-06-05 00:00:00

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