Eccoci di fronte a uno dei tanti casi di band che, se non fosse italiana, probabilmente sarebbe già protagonista di tour continentali e di collaborazioni importanti. I Madkin, quartetto romano sulle scene dal 2007, pubblica oggi il suo disco d'esordio intitolato "Perdone la molestia", e cioè "scusate il disturbo". "Nessun problema, fate pure" verrebbe da rispondere, ascoltando le dodici tracce del cd .
Chitarre affilate e oscure, sezione ritmica feroce e una voce, quella di Serena Jejé Pedullà, che rende i Madkin una vera chicca nel panorama del rock italiano. È proprio il cantato straziato di Serena a condurci, fin dalle prime battute di "Perdone la molestia", in un viaggio ricco di distorsioni e di echi nineties. "Bathtub Monologue", la traccia d'apertura, è violenta al punto giusto ed è dotata di un ritornello accattivante, perfetto per i sing-along sotto al palco. Gli episodi migliori sono "Bandwagon", "Shihong" e "Speeding Bullets", tre minuti e diciotto secondi di pura urgenza punk.
Tra echi di Live Skull e chitarre à la Kyuss, "Perdone la molestia" (titolo bruttino, va detto) mantiene credibilità anche quando rallenta un po', come nei casi di "St. Louis Casino" e di "Letter from an unknown". La sensazione è che, se cedessero un po' di più alla melodia, i Madkin potrebbero tranquillamente entrare in rotazione in qualche radio rock. Ma preferiamo di gran lunga sentirli ancorati a questa genuinità e attitudine anche in futuro, sicuri che anche così avranno la possibilità di farsi conoscere in Italia e all'estero: se lo meritano.
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