Tra inquietudini drone e profondità post-rock. Più che un bel disco, un bel sogno.
L'etichetta canadese Silent Records, per pubblicizzare i lavori distribuiti, coniò una serie di definizioni per la musica ambient, divenute poi emblematiche. Ascoltando “Drone ep 2” dei Murnau, me ne sovvengono essenzialmente due.
La prima: “La musica ambient fu inventata dall'oceano”.
La sensazione, ascoltando l'Ep della formazione calabrese, è appunto quella di un'inenarrabile profondità, che alterna momenti di pacifico post-rock (“Last hope sound” e “Winter breath”) alle inquietudini drone di “Before the rain”. Il gioco di silenzi in “Pause” ricorda l'istante che precede il frangersi delle onde. Lentezza inesorabile, suoni dilatatissimi e tumulto atmosferico.
La seconda: “La musica ambient non è noiosa”.
Su questa, purtroppo, mi permetto in questo caso di dissentire. In soli sedici minuti, ho trovato il tempo, a metà ascolto, di sperare che l'Ep terminasse quanto prima. Non per mancanza di qualità, ma nulla di nuovo per le nostre orecchie, e la sostanziale continuità con il lavoro precedente dei Murnau è sottolineata dal titolo stesso. Divagazioni oniriche che tuttavia non dispiacciono: più che di un bel disco, sembra trattarsi di un bel sogno, con ciò che ne consegue. Incanto e inconsistenza.
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La recensione Murnau Drone ep 2 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-03-05 00:00:00
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