"In compagnia degli umani" è un disco cinico, a suo modo cattivo verso tutto ciò che ci circonda. Ma è anche un album divertente, che vuole farsi cantare
A volte ci sono pose, scelte, modalità di porsi che suscitano irritazione a prima vista. Altre volte, ci sono approcci che, pur essendo visibilmente oltre ogni logica misura, provocano reazioni di entusiasmo.
Ecco, Jet Set Roger è nella seconda categoria. Le sue scelte musicali, gli arrangianenti, ma anche la struttura stessa delle canzoni e dei ritornelli sono troppo sfacciati per essere veri. Sentite il ritornello della prima traccia: spudorato, senza freni. Te lo trovi lì davanti, in quella che pare la parodia del ritornello da manuale, nemmeno troppo distante da quello che farebbe Elio ("mai apparterrò a questo circolo / non ne capisco i precetti / scambio virtù per difetti"). Eppure, ascoltatelo un po' di volte e sarete presi. Perché con Jet Set Roger, se si sta al gioco, si finisce - appunto - per entusiasmarsi.
Con "In compagnia degli umani" l'anglobresciano Roger Rossini torna a quello che sa fare meglio, ovvero canzoni di una semplicità disarmante. Talmente palesi ed evidenti nella loro linearità, da avere come unico riferimento possibile il Fiumani degli ultimi anni, quello che, senza alcuna vergogna o remora, fa solo quel cazzo che gli pare.
E, per Jet Set Roger, vuol dire mettere quel riff di chitarra che ti aspetteresti, proprio là dove te lo aspetteresti. O giocare tra mini derive glam e quasi-surf, sempre telefonate e mai sorprendenti. Credo che abbiate ormai capito che queste definizioni, normalmente da matita blu, in questo caso sono quasi stellette al merito, perché parte integrante del gioco. Un gioco che, fatto con fighetteria o autoironia da hipsteruccio, sarebbe da voltastomaco, ma che qui funziona perché sincero.
Per quanto riguarda i testi, Jet Set Roger torna a proporre un personaggio stralunato e misantropo, ai limiti della sociopatia. Una sorta di freak sociale, che non sa stare in nessun posto, ne è consapevole e ne va anche fiero, diventando in questo modo irresistibile per naiveté e onestà.
"In compagnia degli umani" è un disco cinico, a suo modo cattivo verso tutto ciò che ci circonda. Ma è anche un album divertente, che vuole farsi cantare a memoria. Riuscendoci alla grande.
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La recensione In compagnia degli umani di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-12-15 00:00:00
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