Un disco sfocato e intrigante al tempo stesso: sei brani senza una direzione stretta, l'unica certezza è che gli Eyes An Hour amano gli Smiths (“Home Alone”) e i Red House Painters (“The great escape”). Ma nel disco fanno capolino anche gli Okkervil River (“The Unexpected”), e persino il Billy Bragg più lirico (“Stranger”).
Il cantante Luigi Cirelli non è sempre perfetto nell’intonazione, ma ha personalità per essere la principale attrazione di questo “Ready for the sun”. È sostenuto da giri di chitarra decisi - sebbene mai troppo invadenti - e da un asse ritmico tanto funzionale quanto capace di esprimersi sopra le righe (in “Donostia” ad esempio, un'elegante traccia strumentale tra Contriva e Tortoise). In chiusura di ep, una ballata in stile “The Boatsman’s Call” di Nick Cave: si intitola “No country for odd men”, pochi fugaci accordi di piano e la voce che quasi trema in gola.
Questo debutto degli Eyes an Hour mi ha ricordato il recente primo ep dei Girless & the Orphan: sono generi diversi, chiaro, ma c'è la stessa urgenza comunicativa, quell'esigenza che ti spinge a sputare fuori le tue canzoni; come e farlo e verso chi dirigerle poco importa. Si sa, questa urgenza è uno dei tesori più preziosi che un artista possa avere: va conservata gelosamente.
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