Emis Killa è Il Peggiore, perché ha solo 22 anni e ha più seguito della maggior parte dei veterani della scena. È Il Peggiore perché non ha un background cento per cento hip hop. È Il Peggiore perché ha i pantaloni stretti, e forse non ha mai vestito Malas in vita sua. È Il Peggiore perché si è permesso un remix ufficiale di Aloe Blacc anziché uno di Gigi D'Agostino. È Il Peggiore perché là fuori è pieno di invidiosi e gente con i paraocchi. Certo “Il Peggiore”, lo street album in free download che precede l'uscita del primo disco ufficiale, non sarà il nuovo “SXM”, così come difficilmente lo sarà il prossimo lavoro, nessuno si permetterebbe mai simili eretiche affermazioni. Ma penso che ormai, arrivati al 2011, possiamo definitivamente abbandonare la speranza che si manifesti un nuovo illuminante miracolo dell'hip hop italiano. Son cambiati i tempi, è cambiata la mentalità, è cambiata la scena ed è cambiato il pubblico. Facili constatazioni, ok, ma spesso pare non ce ne si renda davvero conto.
In un'epoca in cui l'hip hop ha raggiunto livelli di popolarità senza precedenti, almeno in Italia, io dico che uno come Emis Killa sia tutto sommato da benedire, e chi se ne frega di quello che ha fatto o non ha fatto. La verità è che ha una fanbase solida, perlopiù composta da giovanissimi, e riesce a intrattenerla con musica più che dignitosa, evitando di cadere nella faciloneria populista a cassa dritta di Fedez o nell'hip pop stile anni Novanta, fino a una decina di anni fa l'unica strada da imboccare per alzare due soldi con il rap. E alla fine, se ci pensi, è molto più hip hop lui della maggior parte dei wannabe che girano oggi.
La title track è il manifesto della rapstar 2.0, che si trova a dover fare i conti con un successo che deve molto al web, strumento che si rivela un'arma a doppio taglio, trasformandosi in una fucina di hater nascosti dietro una tastiera. Il tutto su un beat che rimbalza più che bene, sovrastato dal flow di EK, che può piacere o meno - e di sicuro ha ancora varie cose da affinare, ma è abbondantemente sopra la media nazionale. Il resto procede – per intenderci – in una direzione Dogo oriented dal punto di vista dello stile, con sonorità fresh, ritornelli melodici e testi che parlano di realtà quotidiana: l'abuso di sostanze di “Stupafecente” con G.Soave e il “prezzemolino” Salmo, l'assurdità del presente di “Qualcosa Non Va” e le cronache di quartiere di “Tutti in Catene” con Ensi.
È un lavoro che può essere considerato valido sotto ogni punto di vista, e le critiche stanno sempre meno in piedi. Emis Killa promette sempre meglio, e ora si attende la conferma definitiva con un album ufficiale.
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