“È la fine del mondo e io sto bene”, cantava qualcuno quando il 2012 era un futuro remoto. E adesso che è diventato il presente e che sulla fine del mondo ci scherziamo su, e non ci crediamo ma intanto ogni pioggia, ogni nevicata, ogni minima scossa tellurica ci sembra un presagio di sventura, come stiamo? Non tanto bene, sembra. Ma forse è solo una sensazione, forse ogni generazione è convinta di vivere sull'orlo di un baratro, o al confine di un'epoca, forse è sempre “la fine del mondo come lo conosciamo” ed è per questo che l'argomento ispira tanto.
Così tanto che qualcuno ne fa un concept album che si apre con la voce di un bambino che recita l'apocalisse di re Giacomo e si chiude con la speranza che ci sia “Another World”. La fine del mondo degli Are You Real? arriva cavalcando un ritmo tribale e chiama alle armi tutti quelli capaci di vedere e cantare la bellezza, anche passando attraverso gli incubi più paurosi - come succede nella favola folk “Fairytale”.
“Beautiful” è una parola che ricorre spesso, e spesso accompagnata da parole come “sad”. Perché non c'è bellezza senza tristezza, non c'è gioia senza dolore, non c'è rinascita senza morte: prima di arrivare alla melodia classica, pulita, aperta, di “Another World” bisogna addentrarsi nelle trame notturne e inquiete, nel gelo psycho-folk e post-rock, nella voce strappata di “I Miss You Forever”, “Humans”, “Dream Dream Dream” e poi ascoltare un bambino che ci istruisce su come affrontare la fine: è un messaggio rivolto a chi è capace di sognare, di bruciare un passato e un presente sbagliati e immaginare il futuro che può nascere da quelle ceneri.
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