Iniziamo con una nota extra musicale: con un nome del genere, se mai si presentasse l'occasione per gli Iran Iran di fare una tournée oltreconfine, sarà praticamente impossibile varcare quello statunitense, vista e considerata la fobia che in questi ultimi anni gli yankee hanno di Ahmadinejad e di tutto ciò che rappresenta.
Così come è anche vero che, per raggiungere quest'obiettivo, la band dovrà ancora lavorare molto. Innanzitutto sulla pronuncia, al momento l'aspetto meno credibile per poter competere ad armi pari con i capisaldi del genere con cui si confrontano. E nello specifico ci riferiamo, come spesso succede ultimamente, ad una e una sola band, ovvero i The Rapture, vero e proprio punto fermo a cui molte formazioni nostrane si sono ispirate negli ultimi anni.
E il quartetto triestino non fa eccezione, ma evita intelligentemente di esordire subito con un'opera sulla lunga distanza, preferendo invece il formato dell'EP. Così facendo, non solo limita i danni, ma riesce persino a farsi apprezzare con 4 canzoni godibilissime. Visto infatti come stanno le cose, ovvero una capacità di scrittura già oltre la sufficienza, ma lontana da uno stile personale, un long-playing avrebbe appesantito non poco l'ascolto, mentre con solo 1/3 delle tracce rispetto alla classica dozzina, il risultato é più che apprezzabile (al netto dei difetti sottolineati qualche riga addietro).
Persino l'attitudine è quella giusta, ma un bel po' di concerti e un produttore che sappia plasmare al meglio il sound permetterebbero alla proposta di scalare qualche gradino nella lunga lista delle preferenze di molti. Attendiamo risvolti positivi prima che il mondo finisca.
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