Non inizia esattamente nel migliore dei modi questo disco: se sorvoliamo sull'apertura anonima di "Cometa n°9", la successiva "Testosteroide" è davvero qualcosa di inascoltabile. Mettere infatti in musica un testo dove si cantano concetti del tipo "Ma quante guerre mondiali / guerre di religioni lotte e rivoluzioni / bombe e distruzioni silenzi e commozioni, perché arriva TESTOSTEROIDE / ma che strana idea lui ti conquista, poi lascia la scia" corrisponde ad uno sforzo artistico pari a zero (e vi ho detto solo del ritornello, per vostra fortuna). Poi potremmo anche convenire con l'artista quando sostiene "[...] ma che teoria dell’evoluzione semmai teoria dell’ovulazione / tutto gira intorno a un ormone / la teoria della repressione tutti affetti da depressione nuovi complici dell’oppressione", ma ci aspetteremmo un pizzico di poetica in più e meno didascalia - anche perché l'arrangiamento è banale al punto che l'ascoltatore si concentra quasi esclusivamente sulle liriche.
Tanto basterebbe per terminare qui la recensione di un album che, quando va bene, ricorda una sorta di copia sbiadita degli Stadio. Ma la deontologia impone l'ascolto complessivo dell'opera, e per fortuna qualcosa succede; nulla di eclatante, sia chiaro, però "Canzone (del sole)" e "Trockii", ad esempio, potrebbero appartenere (musicalmente parlando) al repertorio di un Dente agli esordi - con, purtroppo, il solito punto debole delle liriche. L'inaspettato (mezzo) colpaccio arriva però sul finale, quando ormai avevamo quasi desistito: "Claudio e la piazza" si rivela bella nella sua semplicità, costruita su una sorta di loop letterario/musicale che ricorda, nell'interpretazione, un Vasco Brondi in acido. Altrettanto riuscita la reprise della title-track, una sorta di lunga citazione degli Offlaga Disco Pax (in particolar modo per il testo), arrangiata però in chiave quasi fusion(!).
Insomma, quando - al netto delle liriche, disastrose nel 90% dei casi - Giordano Di Fiore abbandona arrangiamenti da pianobar di terz'ordine ("Chimica", "Luna", "Blues", "Sono io (quello che paga)" e la title-track) la sua ricetta ha dei buoni motivi per essere migliorata. Serve però ancora tanto impegno e un reset quasi totale dei modelli ispirativi per raggiungere risultati degni di nota.
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