Primo album interamente autoprodotto dalla band campana Maleizappa, che, nelle quattordici tracce del disco, deride senza peli sulla lingua i politici, i giovani d’oggi, l’italiano medio, gli stessi musicisti. Insomma, non risparmia nessuno.
I Maleizappa lanciano uno sguardo ferocemente ironico e dissacrante sull’Italia contemporanea, sulle sue usanze e tradizioni, nonché sui vizi e sulle ipocrisie che la caratterizzano. Viviamo in un paese materialista, incentrato sul denaro e sull’apparenza, dove i valori e il senso della morale sembrano essersi persi nel tempo, mentre i giovani hanno ben poche speranze nel futuro: “Prendi la pasticca che fa strage nella testa, poi ti senti il fico, il fico della festa” (“I giovani d’oggi”). I Maleizappa si fanno beffa anche della musica italiana, delle sue hit (in particolare in “Unplagied”, ma non solo).
Insomma, i testi sono ironici e canzonatori, ma nascondono tristi e amare verità. Il risultato rimane comunque divertente, di una comicità a tratti un po’ grossolana, ma mai offensiva o sfacciatamente volgare. Insomma, il primo pensiero va a Elio e le storie tese: il riferimento è fin troppo centrato e almeno un tentativo di staccarsi dai propri idoli avrebbero potuto farlo. E non mi riferisco solo al tipo di ironia, anche musicalmente l'adorazione per gli Elii è palese. C'è la capacità di passare con scioltezza dalla Carrà alla sigla di "Beverly Hills 90210", ci sono indubbie abilità tecniche, ci sono anche le canzoni con il ritornello che rimane in testa ("Paolino").
Mancano i colpi di genio, quelli che ti fanno ridere fino alle lacrime, trovate comiche che si ricorderanno per anni. Un po' di pazienza, probabilmente le stanno scrivendo per il prossimo album. Sono più che fiduciosa.
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