Dopo aver accantonato là, lontano, tutti gli snobismi, la puzza sotto il naso, la facile ironia su un nome del genere, cerco di trovare dei punti di contatto utili. Non ne trovo subito, e il giro di chitarra e la prima strofa non mi aiutano affatto. Con il ritornello poi, crollano tutte le mie speranze. Sennonché, qualche minuto dopo, mi trovo a sogghignare ripensando ai quattro brani appena ascoltati. Ci sono riusciti: mi hanno fatto sorridere (impresa peraltro alquanto ardua) e mi hanno riportato al reale, al contingente, al tangibile, date la definizione che preferite: la dimensione terra-terra nell’accezione positiva.
“Fottuto” per esempio, ha un ritornello pazzesco, purtroppo niente a che vedere con le strofe del brano stesso. In definitiva, i Kutso hanno delle buone idee, ma sembrano trovare qualche difficoltà nel metterle in atto. Dal punto di vista formale, sia chiaro, non v’è l’ombra di una novità: rock targato ’90, privato del suo carattere serioso (per qualcuno una fortuna, per altri un peccato mortale) e proposto con la più classica delle formazioni, con un’attitudine decisamente pop-punk. Non sono affatto demenziali, ma semplicemente incazzati. Come le parole scritte sulle parete dei bagni o sui banchi di scuola. Come scarabocchi e graffi incisi a taglierino per circoscrivere gli scompensi, i disagi e le frustrazioni, il tutto in fase embrionale.
Hanno però quel giusto spirito, goliardico e provocatorio, che ha permesso loro di diffondere questo EP e farlo circolare, in maniera virale, trovando consensi e suscitando curiosità. Genuinamente divertiti, cercano di divertirci e farci riflettere. Momentaneamente, riescono nella loro impresa soltanto a metà: ci strappano un sorriso e suggeriscono qualche pensiero. Per qualcuno ancora non basta, per altri invece, è un buon inizio.
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La recensione 2011 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-12-06 00:00:00
COMMENTI (1)
Se avete fatto sorridere quel musone di Samir, avete vinto. :)