“Andiamo lontano dal nostro paese quando lo sentiamo troppo stretto”. Va bene, andate pure, ma prima due lezioni di inglese, per favore. Non sono una che si attacca all'accento, però l'inglese sfoggiato dai Soul Killa in “Brain Drain” non si può veramente sentire, a meno che l'effetto emigrante anni 30 non sia voluto. È voluto? Nel dubbio, tiro comunque un sospiro di sollievo nel constatare che si tratta dell'unica canzone anglofona del disco.
Detto ciò potremmo chiederci, citando il testo del singolo “Gran belle cazzate”, cosa rimane di “Saudade”? Non molto, purtroppo. L'ascolto è scorrevole e anche gradevole, però alla fine solo un paio di canzoni si fanno ricordare: la già citata “Gran belle cazzate”, piacevolmente adolescenziale, estiva e nostalgica. La title-track, che mette insieme strofe dal ritmo brasiliano e ritornello pop-punk, senza farli sembrare appiccicati per sbaglio. E “Pesci morti”, non originale per forma (rock con una punta di elettronica) né per contenuto (un inno anti omologazione), ma efficace e diretta.
Il resto si perde in un eccesso di leggerezza, ed è un peccato, perché la commistione di pop, Sudamerica, hardcore e rap avrebbe interessanti potenzialità, che qui si intravedono, ma non affondano come potrebbero e dovrebbero. “Dovrei avere più coraggio e cercare di muovere le acque”. Proprio così. Coraggio, ce la potete fare.
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