AETNEA Aetnea 2012 - Metal, Elettronica, Post-Rock

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Una creazione vulcanica, tra post rock, dub, doom ed elettronica. Sorprendente.

La natura è mutevole e beffarda, ride di noi quando cerchiamo, invano, di intrappolarne le forme, di etichettarne i moti inaspettati. Come un'eruzione vulcanica: gli strumenti della scienza possono prevederne l'arrivo, ma mai capire fino in fondo quali saranno le conseguenze. Distruzione e al tempo stesso rinnovamento, nuove rocce che si formano e, attorno a noi, un assetto territoriale diverso da quello fino ad allora conosciuto.

L'album omonimo degli Aetnea nasce, per l'appunto, alle falde dell'Etna, e ne conserva la potenza trasformatrice con dieci tracce complesse che sfuggono ad ogni possibilità di catalogazione. La prima operazione compiuta: spazzare via con il furore della lava ogni forma musicale nota. Potremmo chiamarlo post rock, se quest'espressione non fosse diventata essa stessa una categoria, perdendo l'originaria volontà di superamento delle barriere musicali della canzone e trasformandosi in un genere codificato. Non sbaglieremmo del tutto, soprattutto per quanto riguarda pezzi come “Vartan Dub”, in cui i Mogwai esplodono dopo un'introduzione dub, o come “Odessus”, il brano più “di facile ascolto”, una sorta di ballad struggente, pura malinconia drone. Una versione più pesante degli Explosions in the sky innestata sulle inquietudini doom dei Tiamat o degli Ulver.

Potremmo dire che si tratta di elettronica (“Contrappunto”), di ambient (“Eye”, “Giant things”), potremmo dire che ci sono intarsi arabeggianti, e potremmo ancora accostarli ai Tool in pezzi come “Béla Bartòk” (unico brano cantato insieme a “Atraible”, reading di un testo bellissimo), ma ancora non saremmo riusciti a cogliere la complessità del progetto. Potremmo, semplicemente, ascoltarli, anche quando ci propongono un pezzo in cui per 4 minuti e 33 secondi regna il silenzio interrotto da rumori imprevisti, omaggio al grande compositore sperimentale John Cage. E io potrei semplicemente tacere. Perché questo è un album di cui non si dovrebbe dire alcunché, per non cadere nella trappola che le parole ci tendono, costringendoci ad etichettare l'indefinibile.

Un disco a cui mi sono approcciata con le orecchie colme di pregiudizi, dopo aver letto il comunicato in cui la band spiegava le proprie ardite intenzioni. E invece: un ascolto difficile ma mai noioso, sempre coinvolgente. In copertina, una pietra lavica collegata a cavi metallici: metafora di come la musica possa avere in sé la potenza della natura, implementata dall'intervento umano, artistico e artificiale, ma in questo caso mai artificioso, per l'estrema fluidità con cui gli Aetnea riescono a passare da un genere all'altro senza mai rinnegare se stessi.

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La recensione Aetnea di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-04-16 00:00:00

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